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Considerazioni di Giorgio Càsole sul presente e sul passato: il ricordo dell’Iliade e dell’Antigone

LA MADRE DI NAVALNY, UNA DONNA DA TRAGEDIA GRECA

La madre di Aleksej Navalny, nerovestita contro la rigidità dell’inverno siberiano, il volto coperto da vistosi occhiali neri, per svariati giorni, ha chiesto pubblicamente a Putin la restituzione del corpo del figlio, ucciso per volontà dell’autocrate russo o per compiacere a lui. Navalny , seppure rinchiuso in una lugubre prigione, dove si può morire senza colpo ferire, era il simbolo vivente dell’energica opposizione, dell’aperta e indomita dissidenza. Durante gli anni dell’Unione Sovietica ai dissidenti venivano riservati i gulag o i manicomi.

Non è indispensabile che i nemici del potente di turno, specie in un regìme assolutistico, siano eliminati su precisa disposizione del potente. Quando l’arcivescovo Thomas Becket fu ucciso nella cattedrale di Canterbury, nel dicembre 1170, da quattro scherani del re inglese Enrico II il Plantageneto, probabilmente ,i quattro non avevano ricevuto l’ordine diretto dal sovrano di uccidere quel Thomas Becket che era stato a lungo cancelliere e amico del re, tanto che era diventato uomo di chiesa per volere dello stesso Enrico, il quale lo volle vescovo di Canterbury e primate d’Inghilterra per essere servito come era stato servito durante gli anni precedenti. Becket scelse, però, di servire la Chiesa.

Probabilmente, nemmeno il duce del Fascismo, Benito Mussolini, che, in gioventù era stato un fervente socialista, aveva dato l’ordine di sopprimere, il 10 giugno 1924, il deputato socialista Matteotti, che aveva tuonato alla Camera di deputati contro i brogli elettorali e le violenze del 6 aprile 1924, alle ultime elezioni con più partiti, dalle cui urne era uscito trionfatore il partito di Mussolini (il quale, l’anno dopo, instaurò la dittatura).

Appena tre anni dopo l’assassinio, Thomas Becket fu elevato agli onori della santità e lo stesso Enrico fece pubblica penitenza sulla tomba.

Dopo due mesi di ricerche, il corpo di Matteotti fu ritrovato e i funerali furono celebrati regolarmente a Fratta Polesine, città natale del deputato.

Putin, per giorni, non ha voluto restituire il corpo di Navalny. Non sappiamo se per vendetta aggiuntiva o per evitare che il sepolcro del dissidente potesse e possa diventare simbolo di martirio, come quella di Thomas Becket, visto a lungo come il martire del cristianesimo contro l’assolutismo règio.

Certo è che Putin, nonostante faccia pubblica dimostrazione di rispettare i riti della religione ortodossa, la confessione “più cristiana”, è rimasto insensibile alle implorazioni di una madre che reclamava solo la restituzione del corpo del figlio per avere un posto dove poterlo piangere. Che cosa poteva fare più che invocare, piangere e pregare questa donna che, nelle gramaglie di lutto, sembra una di quelle tante madri che sono nell’immaginario collettivo della Sicilia antica? Che sembra una madre mediterranea, da tragedia greca?

Avrebbe dovuto fare come il vecchio Priamo, il re di Troia, recatoso, secondo Omero, da solo nell’accampamento degli Achei nemici e nella tenda di Achille per implorare, inginocchiato, la restituzione del corpo dell’amato figlio Ettore, ucciso dall’invulnerabile Achille? Non si è inginocchiata a sufficienza per suscitare pietas, compassione, questa donna emersa dall’anonimato solo per obbedire a una legge non scritta? La stessa legge non scritta che, nella tragedia sofoclea, Antigone, la protagonista vuole rispettare, andando contro Creonte, autocrate di Tebe, che, con un decreto, ha vietato la sepoltura di Polinice, fratello di Antigone. Per i greci antichi lo spirito di una persona non sepolta non poteva entrare nell’Ade, il regno dei morti, e avrebbe vagato senza pace. Il dare la sepoltura era, dunque, un obbligo imprescrittibile dei vivi verso i defunti: una legge suprema, che non poteva essere disattesa per decreto.

Priamo muove a pietà il fiero Achille anche perché il vecchio re ricorda all’eroe greco la canizie del padre Peleo, che, con ansia, aspetta il ritorno del figlio dalla spedizione a Troia. La preghiera di Priamo, nel XXIV dell’ Iliade, riesce a commuovere anche oggi, se pensiamo ai tanti padri o madri che aspettano il ritorno di un figlio dalla guerra russo-ucraìna. Nella tragedia di Sofocle, Creonte rimane solo, dopo una serie di morti e, quindi di lutti, a causa dello scontro con la nipote Antigone. La madre di Navalny oggi ha la solidarietà di tante persone in Russia e in Europa e nell’Occidente. Putin resterà solo. Anzi, lo è. Come tutti gli autocrati non può fidarsi che di sé stesso. In vista delle prossime elezioni, che dovrebbero mantenerlo al potere e solo dopo essersi resosi conto dell’enorme solidarietà verso la donna, manifestata dai russi, nonostante la repressione e la paura della prigione, Putin ha restituito il corpo del dissidente, il cui nome non potrà che diventare sinonimo di martire per la libertà.

Giorgio Càsole

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