Viviana Parisi e Gioele Mondello, un caso ancora in evoluzione. Si poteva fare di più per aiutarli?
Nella giornata odierna è previsto un sopralluogo nelle aree in cui sono stati rinvenuti i corpi di Gioele Mondello e della madre Viviana Parisi. Un’équipe di tecnici ed esperti, nominati dalla Procura di Patti, dovrà cercare di ricostruire gli avvenimenti cronologici sulla tragica vicenda consumatasi nelle campagne di Caronia. Le domande alle quali gli investigatori dovranno rispondere sono molteplici.
È possibile che degli animali, e che tipo di animali, abbiano trascinato il corpo del bambino lontano dal luogo dove si trovava la madre? Ci sono delle tane vicino al posto del ritrovamento? È possibile che la madre avesse perso il bambino dopo l’incidente? L’avvocato del marito della donna, Pietro Venuti, suppone che Gioele e la madre siano deceduti in momenti e luoghi diversi. Mentre si indaga meglio, il marito di Viviana Parisi si lascia andare su Facebook a uno sfogo, postando sul suo profilo un filmato. Il video vede un cameraman intento a riprendere il percorso di un militare per la realizzazione, probabilmente, di un “video di copertura” per servizi telegiornalistici o trasmissioni.
“Questo video me l’hanno mandato. Non so cosa pensare. Cercavano così mio figlio?”
Così scrive su Facebook Daniele Mondello, padre di Gioele. Ci sono ancora troppi interrogativi sulla vicenda di Viviana Parisi e Gioele Mondello. Ma quello che emerge dai fatti, oltre alle ignote motivazioni che hanno spinto la DJ a comportarsi e agire in un certo modo, è questo: come è possibile che in un tratto di strada sotto responsabilità dell’ANAS sia potuto accadere tutto ciò? Nessuno si era accorto che la Opel di Viviana avesse sbandato contro un furgone in galleria e la stessa si fosse fermata in una piazzola di sosta? Le ricerche sono davvero cominciate subito? Il corpo di Viviana è stato ritrovato dopo ben 5 giorni dall’incidente, un tempo fin troppo lungo. Nessuno dell’ANAS si è mobilitato il giorno stesso per accertarsi delle condizioni di chi, in quella piazzola in galleria, stava sostando?
Se qualcuno in quel tratto di strada, che fosse automobilista, addetto dell’ANAS o altro, invece di lasciar correre e pensare che quell’auto in sosta fosse una cosa normale, avesse indagato subito, le cose forse sarebbero andate diversamente. Ma se risulterà che nessuno ha responsabilità di ciò che è accaduto, allora la Sicilia diventerebbe davvero la terra di nessuno. Una terra in cui, se una madre e un figlio hanno disperato bisogno di aiuto, non c’è autorità preposta, o personale addetto, che possa correre in loro soccorso tempestivamente.
Si agisce sempre troppo tardi.