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AUGUSTA, IL FINANZIERE CHE PREDILIGE I CALENDARI LETTERARI

di Giorgio Càsole

Augusta. C’era una volta, prima della rivoluzione sessuale, il calendarietto profumato (e non è un modo di dire), illustrato mese per mese dalle foto di belle donnine più o meno discinte, che titillavano le fantasie erotiche dei maschi. Questi calendarietti, infatti,  venivano offerti   dai barbieri alla propria fedele clientela maschile, come piccolo dono di fine anno e come promemoria pubblicitario. I barbieri, si sa, erano e sono classificati come artigiani. Altri titolari di attività artigianali, invece dei  calendarietti odorosi di talco, regalavano grandi calendari  con illustrazioni muliebri ancora più esplicite. Nudi femminili, ma considerati artistici, apparivano e ancora appaiono sui famosi calendari Pirelli, a tiratura limitata. Ad Augusta, città fondata dall’imperatore Federico II di Svevia, letterato e padre della  celebre Scuola poetica siciliana, c’è chi regala calendari letterari, illustrati da versi poetici. E’ Salvatore Seguenzia,  ispettore in servizio nella compagnia augustana della Guardia di Finanza, autore di due corposi romanzi ambientati in Sicilia e di  due  sillogi di poesie per l’editore Aletti di Guidonia, in provincia di Roma. E’ proprio l’editore, Giuseppe Aletti, che firma la prefazione della raccolta di versi “Stille del mio silere”, in cui sono presenti componimenti in  versi liberi o variamente rimati in italiano e sonetti, specialmente in siciliano, con la traduzione italiana a fronte, che rispecchiano i canoni della metrica classica, con ineludibili ricorsi a figure retoriche classiche come l’epanalessi. I sonetti iniziali sono dedicati alle bellezze della Sicilia, quali Ortigia e l’Etna, ma l’adesione agli stilemi siciliani è una costante dell’agile volume. Nota, infatti, Aletti che “Seguenzia non si dimentica della bellezza rigogliosa della Sicilia… e in questo contesto, la variopinta cultura classica si interseca perfettamente nella multiforme proposta stilistica del poeta”. Seguenzia è anche narratore, come constatiamo leggendo  i due romanzi, uno più corposo dell’altro, in cui dimostra d’avere assimilato appieno la lezione di Leonardo Sciascia  e di Andrea Camilleri: “Io rivivo dal buio”, edito nel 2021, e “Il calendario storico”, del marzo di quest’anno, entrambi ambientati  in Sicilia nell’immaginario paese di Trusiano, collocato ai piedi dell’Etna, con riferimenti alla città di origine di Seguenzia, quell’Augusta che viene chiamata in dialetto siciliano, “Austa”. Il ricorso al siciliano e ai “colori” siciliani è, a ragion veduta,  preponderante, nei romanzi.  Gesualdo Bufalino diceva giustamente che la Sicilia non è una, ma cento, per indicare che l’Isola non può essere definita come unidimensionale. Non esiste nemmeno una vera koinè linguistica. Camilleri quando usava il siciliano faceva ricorso alla parlata agrigentina, trascrivendo quella parlata con grafemi diversi da quelli che si usano nell’area siracusana. Seguenzia, ovviamente, fa ricorso alla parlata aretusea, con trascrizione conseguenziale, ma, nel rispetto dei lettori, non solo dei lettori oltre Stretto, ma anche dei lettori più giovani,  traduce sempre in italiano anche interi dialoghi in dialetto, senza dimenticare glosse esplicative non solo sul piano storico, ma anche su quello etimologico. Prima di licenziare alle stampe il calendario letterario per il prossimo anno, edito sempre da Aletti, Seguenzia ha pubblicato, per lo stesso editore, “Granuli poetici”, una raccolta di poesie tradotte in georgiano, la lingua dell’ex stato sovietico in cui nacque Iosif Vissarionovič Džugašvili,  passato alla storia con il nome di Iosif Stalin,il più longevo dittatore del Novecento. In quello Stato Aletti vuole farsi strada come editore. Ha scelto Seguenzia come messaggero.

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