L’opinione di Giorgio Càsole
Funerali di Berlusconi, Delpini: omelia o agiografia?
di Giorgio Càsole
Dopo i funerali di Berlusconi, ci sono stati commentatori in tv e sui giornali stampati che hanno ritenuto lirica l’omelia dell’arcivescovo Delpini, altri che l’hanno duramente criticato. Pongo una domanda: è stata un’omelia o un’agiografia? Nella liturgia cattolica che cos’è l’omelia? E’ un commento, una riflessione fatta ai fedeli, dal celebrante, a conclusione della liturgia della parola, prima della recita del “Credo”. Di norma, il celebrante commenta i testi scritturali letti prima (passi dall’antico e nuovo testamento, passi dei Vangeli) e coglie l’occasione per esortare e ammonire i fedeli sul presente. Un’omelia durante una messa funebre non può prescindere da questa regola, anche se il discorso può essere condotto sulla persona defunta. Ha fatto questo il vescovo Delpini? O, piuttosto, senza far riferimento alcuno alle sacre scritture, ha pronunciato una vibrante agiografia in onore del defunto? Delpini non ha conosciuto Silvio B. di persona. Poteva NON dir nulla. Poteva semplicemente fare una riflessione cristiana, per esempio, sul perdono, sulla misericordia, sulla fede nell’Aldilà: invece, costui, piccolo prelato della grande città di Milano, ha voluto cimentarsi in un’orazione funebre da pontefice romano antico in onore dell’imperatore morto, orazione prodromica all’elevazione del morto imperatore all’olimpo o al pantheon – la casa di tutte le divinità. Esercizio di alta nauseante retorica, teatralmente pronunciato, un autentico delirio contro i dettami della Chiesa cattolica. E’ stato un vero e proprio schiaffo morale a papa Francesco. Meno male che ha dichiarato che non conosceva l’ex cavaliere! L’avrebbe canonizzato coram populo se l’avesse conosciuto? Celebriamo il ricordo di don Milani e ci troviamo Delpini!. Se, per avventura, il papa dovesse nominarlo cardinale, si correrebbe il rischio di vederlo vestito di bianco! A pensarci bene l’orazione funebre, così ben recitata, con un ben dosato climax, ha messo in luce l’ ego ipertrofico di questo prelato. Sembrava quasi crogiolarsi in un brodo di giuggiole mentre intonava, in diretta televisiva, un vero peana in onore di Berlusca.