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Uomini che amano le madri

di Valeria Lombardo

Ultima puntata

Laura torna dal Brasile. Cosa l’aspetta al suo rientro? Ci sarà ancora possibilità e volontà di ricucire il rapporto con Stefano? Per scoprirlo leggete l’ultima e avvincente puntata, dal finale non proprio scontato.

L’aereo atterrò con qualche minuto d’anticipo. Era stato un viaggio interminabile per Laura che aveva per la mente tante, troppe cose da vomitare su Stefano. Era l’ora. Il momento tanto atteso di affrontarlo era arrivato e questa volta non si sarebbe più fatta sottomettere. La breve passione con Cristovao le aveva ridato fiducia in se stessa, le aveva dato quel pizzico di sicurezza che le mancava ma che sarebbe stato sufficiente per mettere da parte la paura e parlargli diretta. – “Nadia, passiamo dal caffè du monde prima di rientrare a casa?” -“ Ma Laura, sono stanca, e poi le valigie..” -“Se non vuoi vado da sola, bere un drink mi aiuterà a parlare senza sciocche paure”.

– “Capisco…ma si, andiamo.”

Il taxi le condusse dall’aeroporto in centro. Laura si era nuovamente chiusa in un silenzio assordante. Una volta arrivate, non fu Nadia ad ordinare i loro drink, bensì l’amica.

-“Un margarita ed un negroni per me, giusto?” Rivolgendosi a Nadia.

-“ Si, si.. Va benissimo.”

-“… Ma Laura, per favore, dimmi cos’hai in testa. A cosa pensi? A Cristòvao forse?”

-“Cristòvao non mi è costato un solo centesimo, è stata una parentesi piacevole ma chiusa. Adesso è il momento di Stefano, poi andrò da mia madre a prendere il bambino.”

-“Laura non sei rassicurante, cosa vuoi farne di Stefano?”

-“Nulla, semplicemente parlare, anzi sarà lui a farlo. Voglio la verità.”

-“Credo anch’io sia arrivato il momento, ma sii prudente, sai di cos’è capace quel becero di uomo che ti sei scelta.”

“Non preoccuparti, stai tranquilla.”

Consumarono il loro cocktail quindi si diressero ognuna per la propria abitazione. L’auto lasciò per prima Laura, la macchina del marito era parcheggiata nel garage socchiuso: capì allora che Stefano era in casa. Nadia si era soffermata un attimo davanti casa dell’amica, poiché la sua faccia, le sue parole, il suo tono, erano di colpo cambiate, non lasciavano presagire nulla di buono. 

Laura si fermò qualche passo dietro l’uscio, poi dopo che il taxi si allontanò, prese la valigia e la scagliò contro la porta.

-“Apri!”

Non passò molto affinché quella porta si schiudesse.

-“Bentornata Laura, che succede?”

-“Sono io stavolta a chiederlo a te” mentre entravano in casa.

-“Laura non ti capisco.”

L’uomo iniziò a manifestare una certa inquietudine, e benché si fosse seduto sul suo divano, era ben chiaro che qualcosa lo turbasse, non aveva mai visto sua moglie darsi a gesti violenti, o parlare con un tono così sostenuto. Laura girava per casa nervosa, non sapeva da dove iniziare la conversazione. Si fermò di fronte a Stefano ed esordì con questa domanda: “cosa ne pensi della nostra unione?”

– “Che vuoi dire? Sii più precisa.”

– “Non c’è da precisare un bel nulla, la domanda è semplice, perché non riesci a rispondere? Cosa ne pensi di questo triangolo?”

– “Ma a quale triangolo ti riferisci?”

– “Me, te e le puttane di Via delle Rose.”

– “Laura ma cosa dici?”

La donna all’ennesimo tentativo del marito di soffocare la verità, avanzò verso di lui e con una freddezza indescrivibile gli lanciò un sonoro schiaffone sul viso. Stefano sbalzò dal divano, ma non si alzò, rimase lì inerme e pietrificato: nessuna reazione fisica, nessuna pantofola, l’uomo stavolta si trovava con le spalle al muro. Ma non era finita.

-“Quale folle piacere hai provato andando con una di quelle? Cosa ti mancava a casa? Ti ricordi tutte le volte che mi hai respinta? Io si, non ho dimenticato. Come credi che mi sia sentita in quei momenti? Ti sei mai chiesto perché mi picchiavi senza una vera ragione? Che ti passava per la mente quando hai iniziato a chiuderti nei tuoi silenzi?”

Il ritmo della conversazione divenne incalzante, e vide Laura tramutarsi in una iena. Il suono della sua voce era sempre più alto, deciso, pieno di rabbia. Il marito era basito, non reagiva, non proferiva parola, i suoi occhi sgranati fissavano la moglie. L’atmosfera era molto tesa e non sembrava placarsi.

– “Laura non so, penso solo di aver sbagliato, ma credo di amarti ancora.”

– “Credi di amarmi ancora? Ma chi ami? Chi? Rispondimi vigliacco.”

– “Amo la donna che sposerò, quella che mi ha dato un figlio, quella che si prende cura della casa, quella che cucina per me, la più paziente e adorabile che abbia conosciuto.

–  “No Stefano, voglio di più, voglio la verità. Non sono una stupida, ho solo fatto finta di esserlo, ma c’è un limite a tutto. Tu ‘credi’ di amarmi per i pranzetti, per aver partorito un bambino, per la pazienza. Ma che amenità sono queste? Non mi tocchi da quasi un anno. – Chi ami allora? Perchè non vuoi più concederti a me? E dimmi, tua madre è al corrente del nostro menage?”

– “Cosa c’entra mia madre?”

– “Cosa provi per lei?”

– “Che domanda è questa Laura? Sei impazzita? Laura stai esagerando.” Si alzò dal divano, afferrò un vaso e lo lanciò ad una finestra, che si ruppe rovinosamente. – “Non toccare mia madre!”

-“Certo che no, lei è sacra, è una santa e la ami, ma io non sono chi ti ha messo al mondo.  

E mentre Laura continuava ad accusarlo, Stefano la interruppe. 

Laura continuava ad accusarlo ma lui dandole le spalle iniziò a non badare più a quelle parole, passando in rassegna il periodo che andava dalla sua adolescenza fino al giorno del matrimonio. L’ unica immagine che gli rimbalzava in testa era quella di sua madre completamente succube del marito. Lei faceva tutto da sola, dalla gestione della casa alla crescita dei figli, anche per l’ educazione era l’ unica ad occuparsene. Di tanto in tanto riceveva una sua amica per un the pomeridiano. Non l’ aveva mai sentita sproloquiare, sempre garbata e distinta nonostante le vesti modeste. Insomma risultava elegante e raffinata ma evidentemente tanta grazia non affascinava marito, mai un bacio, mai una carezza o una parola di conforto.Sua madre reggeva quello stile di vita che le veniva imposto, silenziosamente, senza mai ribellarsi. Era una madre perfetta, la sua.

– “ Non servirà a nulla darmi le spalle… guardami”!“Sono qui stupida, ti sento sai. Se non riuscivi a sopportare il mio atteggiamento perché non sei andata via, magari hai già perso l’occasione di trovare un  mio magnifico sostituto”. 

-“Ah, ed’è questa la tua soluzione? Trovarmi un altro? Beh già, forse non hai tutti i torti.  Non sarò più il tuo relativo, non quello di un vigliacco, che è la peggiore cosa che possa capitare ad un uomo.” 

Si avvicinò al suo lettore cd, ed avviò la compilation che le aveva regalato Nadia.. Le prime note erano quelle di Garota De Ipanema. Iniziò a ballare sensualmente, come se avesse vissuto in Brasile da sempre, le veniva naturale, librò le braccia in aria, ancheggiava suadentemente, e mantenendo gli occhi chiusi, lasciò andare il pensiero dritto a Cristòvao. Sembrava ubriaca, il ricordo di quella follia d’amore l’inebriava, e non si rendeva conto che suo marito la stava fissando.

Laura divenne sempre più provocante e dannata nella sua danza, finché ad alta voce si rivolse a Stefano dichiarandogli che lo aveva tradito. Stava sadicamente per raccontargli ogni minimo particolare, quando l’uomo in preda alla gelosia, l’afferrò per i capelli, la tirò verso di lui, e da lì furono schiaffi e insulti. 

Si senti per la prima volta un fallito, un poveretto che aveva creduto di sposare un angelo, l’intoccabile e venerabile donna della sua vita., la stessa che non poteva fare a meno della folle passione e che era andata a cercarla altrove.

Sei una sgualdrina!” Urlò, continuando a colpirla senza lasciarle tregua, Laura non riuscì a reagire fisicamente a tanta furia, finché cadde sul tappeto del salotto. L’uomo la prese a calci, inveendo pesantemente contro la moglie.

– “E questa era la pazzia d’amore che ti aspettavi da me? Ti faccio vedere adesso cosa manca a te, puttana! Eri curiosa di sapere cosa provo per quelle a pagamento? Me le compro con una misera banconota, non ti chiedono nulla e ti danno tutto ciò che desideri. Proprio ogni cosa, esattamente quello che farai tu ora che sei ancor meno di una di loro”. Strizzo’ le sue grandi mani all’ esile collo di Laura ancora tramortita sul pavimento…….

-“Vuoi uccidermi? Fallo se hai il coraggio, vile!” così dicendo riuscì a sferrare una ginocchiata contro il basso ventre di Stefano, che si alzò di scatto trascinandosi sul divano. 

Laura rotolava per il pavimento, cercando un punto d’appoggio sul quale sostenersi. Poiché era stata colpita selvaggiamente ad una gamba, ma ancora una volta era stata raggiunta da Stefano, che fece per strapparle la camicia.

– “Vieni, non voglio farti del male. Ti darò ciò che meriti.” Mentre con una mano si sfilava i pantaloni .

– “Non mi avrai mai, maledetto!” E si mise ad urlare aiuto con quanta aria aveva ai polmoni. Stefano le tappò la bocca, Laura gli diede un contraccolpo con il bacino, che sollevò con l’unica forza rimasta, riuscendo così a liberarsi del mostro che aveva sposato. L’uomo questa volta batte la testa sul piede del divano, era un po’ stordito, ma ancora cosciente. Laura si alzò appoggiandosi al tavolino che le stava a fianco, zoppicando si avvicinò alla porta, tirando via un soprabito per coprirsi il petto nudo. Stava per andare, ma Stefano con voce febbrile le chiese: –  “ Dove vai?”

“Vado da mio figlio, ti impediro’ di contaminare col tuo pensiero vizioso anche lui. Vattene da questa casa e ripristina tutto ciò che hai distrutto, i cocci potrebbero ferire il bambino senza che tu te ne renda conto. Non sarò più il tuo ovaio, la tua tana, nessuna donna a casa a garantirti. Vai a sfogare i tuoi istinti animali dove vuoi.

– “Vai, nessun rimpianto, tu non sei come lei”. 

Laura attraversò l’uscio di casa e andò via. 

Fine

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