Michelangelo TrebastoniNewsOpinionisti

Per Conte fiducia stretta in Senato

Resoconto della fase due iniziata con incognita

Mentre Biden si prepara oggi ad insediarsi quale neo Presidente degli Stati Uniti d’America, nonostante lo strascico delle polemiche con l’uscente Trump e senza il dovuto passaggio di consegne, da noi, in Italia, la situazione non é migliore. L’altro ieri, dopo il dibattito alla Camera,  l’esecutivo incassa la fiducia, superando il quorum della maggioranza assoluta di 316 voti, per soli 5 deputati che aderiscono alla nuova maggioranza. Oltre alle irremovibili forze di governo, M5S, PD e LEU, e quelle del gruppo misto quali il Centro democratico, le minoranze linguistiche, il movimento degli italiani all’estero, votano sì anche i 7 deputati ex M5S, il dissidente Colletti e la Polverini, che lascia Forza Italia. Tutti i renziani astenuti, tranne Portas e Rostan, che aveva annunciato l’ok alla fiducia. Alla fine, sono 156 i sì, e 140 i no, mentre 16 gli astenuti. Per il premier, l’obiettivo ora é quello di rendere più solida la maggioranza. Renzi, invece, é pronto a un esecutivo di unità nazionale. In senato, invece, niente maggioranza assoluta ieri sera. Sono 156 i voti favorevoli alla fiducia che consentiranno al governo di andare avanti per il momento, mentre i no sono 140 e 16 gli astenuti. Il verdetto dell’Aula di Palazzo Madama arriva, però, segnato da forti polemiche. L’ex 5S Ciampolillo e Nencini arrivano in extremis e riescono a votare a sostegno del governo, nonostante le proteste di Lega e FdI, che annunciano appello al Colle. Italia Viva conferma l’astensione. I senatori guidati da Matteo Renzi, al momento, tengono in ostaggio l’esecutivo giallo-rosso. Se si sommassero alle opposizioni, a Palazzo Madama i rapporti di forza cambierebbero. Senza Nencini, sono, infatti, 17 in tutto, contando anche un senatore assente per Covid, e, dunque, sommati ai 140 no delle opposizioni supererebbero l’attuale maggioranza, in aula come nelle commissioni, paralizzando l’attività parlamentare. Che vi sia un problema di numeri, lo mette a verbale anche il premier, che ribadisce che, se non ci saranno, il governo va a casa. L’ex premier di Italia Viva sceglie di intervenire durante la discussione generale, così da garantirsi la replica del premier. Lo accusa di non essere salito al Quirinale per paura e di chiudersi in un arrocco dannoso. Come il centrodestra, parla di mercato indecoroso di poltrone e, con un tono apocalittico, torna a ripetere la necessità di un cambio di passo, dalla scuola all’economia. Alla maggioranza basta, lo ripetono nei corridoi da giorni, qualche voto in più delle opposizioni per cavarsela. E’ grasso che cola. Annunciano il voto favorevole anche i senatori a vita Mario Monti, convinto dalla conversione europeista del premier, e la Cattaneo, cui si accoda Casini. Non ci sono Renzo Piano e Carlo Rubbia. Ma proprio i senatori a vita subiscono l’attacco di Matteo Salvini, che tira in ballo Grillo. Il leader della Lega ricorda, scatenando la bagarre nell’emiciclo, quando il fondatore M5S diceva che i senatori a vita muoiono troppo tardi, tanto per stigmatizzare la loro discesa nell’arena parlamentare. Per il sì, si sono poi arruolati la Lonardo, moglie di Mastella, gli ex M5S Buccarella, De Falco e Tommaso Cerno, che annuncia di tornare nel Pd. Scandalo, durante tutta la giornata, per il voltagabbana della forzista Polverini, già presidente della regione Lazio, e degli altri due senatori azzurri che, votando sì, sono stati subito espulsi dal partito, Andrea Causin e Maria Rosaria Rossi, che è la vera sorpresa, fedelissima di Berlusconi ed ex sua segretaria.

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