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Consegnata la cittadinanza onoraria all’arcivescovo emerito Pappalardo

“A sua eccellenza reverendissima monsignor Salvatore Pappalardo, arcivescovo emerito dell’arcidiocesi di Siracusa, pastore mite e disponibile, che ha saputo condurre il suo gregge al sicuro con la forza della Fede, approdo certo per ogni siracusano che ha sempre confortato con la Parola e il suo sorriso”.

Con questa motivazione, il sindaco, Francesco Italia, ha consegnato stamattina, nel salone “Paolo Borsellino” di Palazzo Vermexio, la cittadinanza onoraria all’arcivescovo emerito Salvatore Pappalardo, che ha guidato la Chiesa siracusana per 12 anni, fino allo scorso luglio. Il riconoscimento era stato concesso nei giorni scorsi, con i poteri del consiglio comunale, dal commissario regionale Giuseppe Di Gaudio, accogliendo una richiesta presentata dall’associazione culturale Dracma.

Alla cerimonia erano presenti l’arcivescovo Francesco Lomanto, i rappresentanti istituzionali e delle forze dell’ordine e di quelle militari; e poi, tra gli altri, il vicario dell’arcivescovo, monsignor Sebastiano Amenta, e i rettori della basilica di Santa Lucia al Sepolcro e della basilica santuario della Madonna delle Lacrime, Daniele Cugnata e Aurelio Russo. E poi il sindaco di Nicolosi, Angelo Pulvirenti, paese di origine di Pappalardo e dove il prelato tornerà a vivere.

Italia ha ringraziato monsignor Pappalardo e ha indicato nella sua “profonda umanità” quel tratto caratteristico “che ho imparato – ha aggiunto – ad apprezzare ancora di più da quando sono sindaco. Quel lato umano che mi ha sostenuto durante i giorni pieni di tensioni della nave Sea Watch o in questi lunghi mesi di emergenza covid. Restano in me vivi i ricordi della preghiera congiunta al cimitero, per i morti dell’epidemia, e il Rosario recitato al Santuario. Ricorderò sempre – ha proseguito il sindaco Italia – i suoi interventi dal balcone per la festa di Santa Lucia, parole dirette e forti su temi di attualità come l’egoismo, il razzismo, la povertà; e poi il suo affacciarsi su piazza Duomo durante la notte di Capodanno raccogliendo l’applauso dei siracusani che festeggiavano. Un segno di fiducia verso il loro vescovo che è segno di fede vera e sentita”.

“Da oggi invocherò la patrona Santa Lucia non solo come devoto ma anche come cittadino”, ha detto monsignor Pappalardo visibilmente emozionato. Non si aspettava di ricevere la cittadinanza e ha ringraziato il sindaco Italia e tutte le autorità insieme alle quali ha collaborato in questi anni. “Ho molta emozione nell’animo in questo momento. Sono stato accolto in questa città sin dal primo giorno con grande calore. Ho trovato – ha aggiunto – persone che si sono scommesse per portare a termine dei risultati concreti, per il bene della comunità civile. Dalla mia prima esperienza di parroco a Viagrande ho imparato che è necessario stare vicino al popolo: si cresce con i problemi della gente non con teorie astratte. Mi hanno aiutato le parole del Concilio: gioia, speranza, tristezza e angoscia. Tante iniziative sono state realizzate e mi auguro abbiamo contributo a costruire quella civiltà dell’amore a cui dobbiamo puntare”.

Prima della consegna della pergamena, il presidente dell’associazione Dracma, Giovanni Di Lorenzo, si è soffermato sulle tante emergenze sociali e sul ruolo svolto dalla Diocesi attraverso le sue articolazioni, come la Caritas, e le parrocchie che si spendono per chi è in difficoltà. Tutto questo, ha aggiunto, è stato possibile grazie all’indirizzo di monsignor Pappalardo, capace di dare conforto e di tenere aperte le porte della Chiesa siracusana.

L’arcivescovo Lomanto si è detto “contento per l’arcivescovo Pappalardo e per la Diocesi. Mi vengono in mente due parole: prossimità e cattolicità. La prima riguarda l’attenzione al povero e al bisognoso. La seconda riguarda l’universalità, l’attenzione all’uomo. Tutti siamo chiamati in questo cammino ed io proseguirò nel solco già tracciato. Insieme potremo affrontare momenti difficili, se come dice Papa Francesco, saremo Fratelli tutti”.

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