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25 aprile festa della Liberazione, ma liberi da chi?

L’editoriale di sabato

Oggi si festeggia la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, una sorta di dies natalis per l’Italia democratica e repubblicana. I partigiani, la resistenza fatta da quella generazione oggi dimenticata nelle residenze per anziani, morta nel silenzio dell’isolamento domiciliare nella bergamasca, portati al cimitero dai carri dell’Esercito. L’Italia ancora in piena emergenza sanitaria ed economica e, proprio a causa di quest’ultima, il governo decide di dare avvio a una Fase 2 che presenta più incognite che certezze. Italia tra le fondatrici dell’Europa, forte di quei principi di solidarietà che oggi sembrano avere dimenticato i cari amici tedeschi – e non solo loro – da cui forse non ci siamo liberati fino in fondo. La verità è che spesso conviene avere memoria corta. Eppure, per ben due volte nella storia recente, la Germania è stata aiutata a ripartire, nonostante avesse causato sia la prima che la seconda guerra mondiale. Chissà se fosse stata obbligata a pagare fino all’ultimo centesimo i 132 miliardi di marchi oro del 1919, come sarebbero andate le cose. E se la Conferenza di Londra del 1953 non le avesse dimezzato i debiti di guerra, oggi sarebbe così arrogante e qualche volta tracotante? 

E l’Italia? L’Italia del boom economico, dei favolosi anni sessanta, della dolce vita, che fine ha fatto? Il nuovo millennio non le ha certo portato fortuna. In vent’anni non è più riuscita a risalire la china, troppi i paletti imposti dall’Europa, troppe tasse tartassano gli Italiani che, nonostante tutto, pagano, s’industriano per riuscire a pagare e non abbassano la testa. C’era una volta un Bel Paese che aveva un’economia forte, la terza potenza in Europa adesso costretto a elemosinare tra gli stati europei per potere ripartire – dopo una pandemia che non ha fatto conti a nessuno –  e sostenere le imprese che sono chiuse da oltre due mesi e che, sopratutto le piccole e micro, senza aiuto dello Stato non apriranno più. Ma noi festeggiamo perché crediamo ancora negli ideali, quelli stessi che aveva ben chiari Altiero Spinelli quando, nel Manifesto di Ventotene, parlava di uguaglianza sociale e di Unione sovranazionale europea. L’Italia non si arrende e si rialza e allora auguri Italia, auguri Italiani. Brinderemo presto alla rinascita.

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