PRISUTTO, IL SILENZIO OSTILE DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE
Commento di Giorgio Càsole
AUGUSTA. Un sacerdote non augustano sostituisce don Paolo Pandolfo, di Sortino, che l’arcivescovo di Siracusa, Salvatore Pappalardo, prima del suo pensionamento, aveva destinato a reggere la seconda più antica parrocchia cittadina, quella di San Sebastiano, dopo una reggenza quasi decennale da parte del parroco di San Francesco, Scatà. La permanenza di Pandolfo ad Augusta è stata brevissima. Una mattina ha informato i fedeli che doveva tornare a Roma, dove aveva fatto l’esperienza di “prete di strada” per qualche anno. Aveva rassicurato i fedeli che la nuova esperienza romana sarebbe durata qualche mese e che sarebbe tornato. E’ passato più d’un anno, ormai. Pandolfo non è tornato ad Augusta. In un primo tempo, la notizia aveva destato stupore e rammarico nei fedeli che si stavano appassionando alla celebrazione “ispirata” della messa da parte di questo sacerdote, che, durante le omelie, sollecitava vivamente i fedeli a interloquire e scendeva fra i banchi a dare le particole durante la comunione. Stupore e rammarico stanno manifestando i fedeli che sostengono don Palmiro Prisutto, defenestrato dall’attuale presule siracusano, Lo Manto, quale parroco della Chiesa madre. Prisutto, lo scorso 10 dicembre, all’Ara Pacis di Roma, ha ricevuto il premio CIDU, per il suo impegno ultra trentennale per i diritti civili in Augusta e dintorni. Prisutto ha organizzato manifestazioni, oltre che nella città federiciana, a Melilli, Priolo e Siracusa. Lo stupore e il rammarico dei sostenitori di Prisutto derivano dal silenzio dell’attuale amministrazione comunale che non ha voluto dare risonanza ufficiale, nemmeno con un comunicato, dopo il prestigioso premio, nonostante le pressioni, compresa quella autorevole dell’ex segretario comunista Mimmo Patania. Appare ai sostenitori dell’ex arciprete un silenzio ostile: forse perché dell’Amministrazione fa parte uno dei più tenaci e agguerriti avversari dello stesso Prisutto?
Giorgio Càsole