CronacaNews

Visita del Garante dei detenuti a Cavadonna

Il Garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune, Giovanni Villari, si è recato ieri al carcere di Cavadonna, per la prima volta dopo i disordini di martedì scorso, per verificare le condizioni dell’istituto. Questo il suo resoconto della visita.
I segni della devastazione sono ancora molto evidenti, sebbene si sia provveduto a rimuovere buona parte delle macerie e degli arredi distrutti. La cucina centrale, barbaramente danneggiata insieme alla dispensa, è stata in parte ripristinata, anche grazie al lavoro volontario di alcuni
detenuti siracusani abili nel mestiere di muratore e imbianchino, e funziona quasi a pieno ritmo per la preparazione dei pasti. Alcuni ambienti risultano ancora inagibili, pertanto i detenuti sono stati ulteriormente allocati in celle di per sé già molto piccole. Due delle sezioni coinvolte nella
rivolta del “Blocco 50” sono state completamente evacuate. I responsabili dei gravi atti vandalici sono stati individuati, denunciati e trasferiti in altre carceri, come tutti gli ospiti delle sezioni stesse. Non tutti i detenuti hanno però preso parte alla devastazione violenta e al tentativo di evasione, scongiurato dall’intervento della polizia penitenziaria. Diversi tra loro, pur nella foga della rivolta, si sono astenuti dagli atti vandalici e distinti dagli altri. La direzione si è premurata di igienizzare le aree di percorso comuni, quali corridoi, sale per la socialità, cortili e rotonde da cui si accede alle sezioni. Si attendono ulteriori presidi sanitari, quali soluzioni igienizzanti e prodotti specifici. Come dal primo giorno di emergenza, le chiamate ai familiari continuano ad essere quotidiane per tutti, ma anche in questo caso l’assenza di prodotti adatti per igienizzare le postazioni telefoniche e gli apparecchi di volta in volta mancano, tanto che ciascun detenuto provvede in proprio come può.
Si segnala, con rammarico, che attualmente nessun presidio sanitario di protezione è stato fornito al personale amministrativo e ai funzionari giuridico-pedagogici che operano all’interno dell’Istituto e ciò perché le scorte promesse a tutti gli istituti non sono state sufficienti a coprire il
otale fabbisogno.
Il Prap (Provveditorato regionale amministrazione penitenziaria) ha emanato un ordine affinché vengano realizzate mascherine artigianali di protezione all’interno del laboratorio di tessitoria dell’istituto, che produce il tessuto di cotone e il prodotto finito. Le mascherine saranno distribuite
ai detenuti tutti, che ne cureranno l’igienizzazione quotidiana. Scrupoloso, in questo momento molto delicato, l’operato della Polizia penitenziaria, che lavora alacremente malgrado la tensione e la stanchezza, strettamente connessa al numero di agenti sottodimensionato ormai da tempo, oltre che alla congiuntura attuale.
Sebbene la situazione attuale evidenzi una quiete ritrovata, dopo la tempesta dei giorni passati, i problemi relativi alla carcerazione in tempo di virus non sono ancora molto stringenti.

Il bisogno di relazionalità e di affettività è ulteriormente represso, gli spazi sono ancora più angusti, l’ansia per la propria incolumità è difficilmente controllabile e la preoccupazione per le famiglie sempre più pesante.
Qualsiasi provvedimento che non sia incentrato anche sulla necessità dell’affettività in carcere, alla stessa stregua del rispetto della dignità della persona così come del trattamento rieducativo, risulta mancante, anche in tempore belli. Si escludono al momento casi di contagio da COVID-19, né potenziali e né effettivi, tra i ristretti.
Vi sono tuttavia delle persone detenute che necessiterebbero in tempi brevi di interventi medici specialistici sia in termini diagnostici che chirurgici presso la struttura ospedaliera cittadina.

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