CulturaLetture ConsigliateNews

Mia di Valeria Lombardo, parte seconda

Mia avrà ricevuto notizie dalla Pink Light? scopriamolo insieme in una seconda parte da leggere d’un fiato

Trascorse una settimana, ma Mia non aveva ancora ricevuto nulla dalla Pink Light sulla sua casella di posta elettronica. Quando ormai la speranza si affievoliva,  arrivò una telefonata di Ruben che le chiedeva di recarsi subito in agenzia, senza fornire ulteriori spiegazioni.

Mia ci andò lo stesso pomeriggio, ma questa volta non trovò il titolare ad aprirle la porta, bensì la segretaria, che in pochi minuti le consegnò un pacco ben sigillato dal colore rosa.

Perplessa, ringraziò prese con se la scatola e torno a casa.  Impaziente, aprì subito l’involucro al cui interno scoprì due film in dvd, un plico composto da almeno 70 fogli ed un bigliettino sul quale si leggeva la frase ‘’Benvenuto Burlesque’’.

:- E’ matto!

Esclamò infastidita Mia. Tirò fuori tutto il materiale, e capì che si trattava di nozioni dell’ironica danza. In fondo al pacco, una lettera motivazionale spiegava che, per le qualità artistiche espresse durante il provino, era stata collocata nella stretta cerchia di ballerine di Burlesque. 

Questa l’offerta dell’agenzia.

Il fascicolo ripercorreva  le origini di quell’arte dai lontani anni ’20 a oggi, e tutto ciò che gravitava attorno a questo mestiere: musica, costumi, testi teatrali ecc…

Uno dei dvd conteneva lezioni sul ballo e l’altro un famoso film realizzato recentemente. 

:- Prendere o lasciare. Si disse addosso Mia con una certa amarezza. Lei sognava tutt’altro ed entrare a far parte di quel giro, l’avrebbe inevitabilmente screditata in quanto attrice. 

Era disposta a sacrificare la sua etica professionale, ripiegando su quello che per lei era un triste spogliarello, per mettere da parte dei risparmi?

Rifletté sul da farsi per qualche giorno, infine fu lei a comporre il numero telefonico della Pink Light, chiedendo un incontro con Ruben. Prima di presentarsi all’agente, Mia ebbe cura di visionare con la dovuta attenzione quanto le era stato affidato, badò bene a non indossare abiti vistosi, persino la pettinatura e il trucco erano piuttosto sobri. 

Indossò un tailleur con pantaloni dal taglio severo, raccolse i capelli in un morbido chignon e sporcò il volto con due colpi di fard, per rendere più vivace il suo pallido incarnato.

L’intenzione era quella di rivolgersi a Ruben con massima onestà, sollecitandolo ad osservarla sotto un’altra prospettiva…

L’agente non l’aspettò alla porta, dove invece ad accoglierla fu sempre la segretaria, la quale riferì che l’uomo l’attendeva nel proprio ufficio. I due si salutarono con tono formale, e dopo essersi accomodati iniziò la loro conversazione.

:- Mia, ho saputo che mi hai cercato. Porti novità? 

:- Ruben, al momento non ho alcuna comunicazione, ma solo delle domande da farti.

:- Dimmi pure, sono a tua completa disposizione

:- Perché mi proponi di occuparmi di burlesque, nonostante abbia dimostrato di avere buone conoscenze tecniche in diversi settori? Cosa ti fa pensare che io possa accettare tale offerta?

:- Niente mi fa credere che tu voglia intraprendere questo percorso, so bene che grazie ai tuoi studi ambisci a ben altro, ma la Pink Light è accreditata per concerti live, cabaret, e diverse categorie di danza. Perdona la mia schiettezza, ma ho riscontrato in te delle difficoltà nell’eseguire un brano accompagnata dal pianoforte, non sei una danzatrice del ventre, nè una ballerina completamente formata. Il cabaret preferisco assegnarlo ai caratteristi, d’altronde è ciò che mi viene richiesto. Con la giusta dose di conoscenza artistica delle diverse discipline, con il tuo corpo e la tua eleganza, posso offrirti solo questo. Sei ovviamente libera di rifiutare, ma sappi che puoi esercitare tale mestiere scegliendo tra i diversi generi. Se non sopporti l’idea dello spogliarello, puoi rifarti alle origini del burlesque, quando la performance era caratterizzata da un critico senso dell’umorismo, finalizzato a mettere in ridicolo i differenti generi teatrali allora in voga. Seguendo questa linea puoi permetterti il lusso di non svestirti troppo.

:- Quindi dovrei fare la buffona?

:- No, Mia non si tratta di questo, leggi con attenzione il materiale che ti ho fornito e guarda i filmati.

:- L’ho già fatto.

:- Quindi?

Scese il silenzio nella stanza, Mia abbassò lo sguardo e poggiò la  testa fra le mani, ma poco dopo rinsavì e con fermezza si dichiarò disponibile a collaborare con l’agenzia.

Considerò la questione economica, avrebbe potuto guadagnare abbastanza per trasferirsi a Roma, dove probabilmente i sogni con una buona dose di fortuna, sarebbero diventati realtà.

:- Benissimo – disse Ruben – non appena possibile seguirai delle sessioni guidata da Elsa, la nostra preziosa insegnate e performer di Burlesque.

:- Va bene… Sarà fatto!

Ebbe così inizio la scoperta di un mondo tutto nuovo, ma non tardarono ad arrivare gli ostacoli e i ripensamenti. Mia aveva, dietro suggerimento di Ruben, trasformato dei testi classici in stile parodistico ma, la sua bravura di attrice, non determinò nè il successo delle esibizioni con la regia di Elsa, nè l’entusiasmo necessario per rendere gradevole lo spettacolo.

Oltretutto non mancò l’affiorare di quel senso del pudore, che non le permetteva di denudarsi con disinvoltura. 

Si, perché quella storia del Burlesque degli anni ’20 non reggeva, perchè doveva comunque spogliarsi, ruotare fianchi, seni, dare volgari colpi d’addome. Così, prese coraggio e manifestò le difficoltà a Ruben, ma solo quando le venne in mente un’idea che potesse evitare di metterla alla porta definitivamente. Fantasticò su una possibile accoppiata, quella composta da Elsa ballerina, e da lei cantante di brani Jazz o Swing. 

Mia parlò con la sua maestra prima di rivolgersi a Ruben, la risposta fu una fragorosa risata, seguita dalla frase ‘ho l’impressione che tu voglia fare la principessa’, e così dicendo abbandonò la sala prove. 

La donna, scoraggiata da tanto cinismo, aprì l’uscio dell’agenzia e scappò via, fingendo un malessere improvviso.  

Fece ritorno a casa, bevve un calice di vino rosso e, quando si fu rilassata, telefonò all’agente.

Evitò di raccontare l’accaduto per non creare fratture, piuttosto gli propose quello che per lei sarebbe stato una formula vincente. 

:- Ruben, ascoltami. Non sono infantile, nè capricciosa, ma provando insieme ad Elsa, mi sono resa conto che il burlesque non fa al caso mio. Sono lusingata di far parte del progetto, ma non riesco proprio a liberarmi della mia inibizione e mi sento troppo ridicola. Perché, invece, non utilizzi la mia voce associandola agli spettacoli di Elsa? Ovviamente questo prevede la presenza di una band.

:- Hai preso spunto dagli opuscoli che ti ho consegnato?

:- No, non ho fatto in tempo a leggere tutto. Ma se mi dici questo, è chiaro che la mia non è un’idea da bocciare.

:- Giusto, ma ricordo la tua difficoltà ad eseguire al pianoforte un brano in sede di provino. Come pensi di cavartela? Uno spettacolo dal vivo impone una grande competenza, non posso rischiare, mi dispiace.

:- Ruben, ho già stilato un elenco con brani che conosco molto bene, e che possono adattarsi allo show. Mi muoverei partendo dal jazz, e passando dallo swing e il boogie potrei arrivare al contemporaneo in chiave vintage. Perfezionerò la mia voce affidandomi ad un mio caro amico pianista, lo farò a mie spese, e in un paio di mesi sarò pronta a spalleggiare Elsa, alla quale però dovresti dare tu la notizia.

:- D’accordo Mia, mi hai convinto, ma sappi che la tua maestra sarà un ostacolo non semplice da sormontare.

:- Proviamoci Ruben, concedimi quest’opportunità.

:- Va bene, va bene. Ti prometto che mi impegnerò a dissuaderla da un possibile rifiuto. A presto.

:- Arrivederci Ruben.

L’agente conosceva bene Elsa e sapeva quanto asse essere primadonna. Farla esibire con un’altra sul palco sarebbe stato un affronto. Tuttavia i due si incontrarono e discussero a lungo di questa nuova forma di spettacolo, non senza litigare al punto che la ballerina  accusò l’agente di essere un misero professionista che dava spazio alle bamboline incapaci.

Ruben, infastidito, fece leva su quello che era in suo potere, ed impose alla donna quanto proposto.

Elsa provava del risentimento ingiustificato nei confronti di Mia, probabilmente si trattava di puro spirito di competizione. La collega era palesemente più bella e affascinante di lei. Aveva anche capito, durante le esercitazioni di danza, che la nuova arrivata possedeva un potenziale non indifferente, e che con poco allenamento avrebbe potuto spodestarla, sebbene non intenzionata a spogliarsi.

In realtà Ruben aveva  convinto Mia ad eseguire uno spogliarello ‘parziale’, cioè si sarebbe liberata di pellicce, abiti e sarebbe rimasta alla fine in corsetto e slip anni ’50.

L’apertura dello show vedeva la nuova arrivata protagonista, con una breve esibizione, per poi passare al microfono e guidare Elsa per tutta la restante durata dello spettacolo.

Seppur indisposta, poi accettò le condizioni. Non avrebbe rinunciato al prestigio acquisito grazie alla Pink Light.

Mia si mise immediatamente all’opera, effettuando una meticolosa cernita musicale di brani che avrebbe interpretato e, dopo essersi consultata con Ruben, passò alle lezioni di canto insieme a Davide, suo fraterno amico, che aveva conseguito il diploma accademico di primo livello in pianoforte jazz, a Palermo con il massimo dei voti.

Il ragazzo, coetaneo della Perrone, era parte di una formazione swing, ma da solista tornava al genere nero americano. Grazie alla sua voce, era spesso richiesto da locali notturni, o per eventi musicali date le sue magnifiche esecuzioni, in cui l’improvvisazione la faceva da padrona. Era un ragazzo colto e dotato di un forte senso dell’umorismo. Questo portò Mia ad impegnarsi durante le complesse lezioni, e allo stesso tempo sdrammatizzare i momenti di defaillance, che inevitabilmente si presentavano, data l’importanza delle canzoni scelte.

A queste si aggiungevano quelle della lista di Elsa, il cui genere non era propriamente classico, ma si avvaleva di arrangiamenti syntpop, un mix tra elettronico e un pop anni ’80. 

La Poison, questo il cognome di Elsa, era certa che avrebbe messo in cattiva luce Mia, sperando nella sua incapacità di adattamento. 

Ma questo però non accadde mai… 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *