Pari opportunità e sport femminile – La nuova Riforma dello sport
Il Consiglio dei Ministri rende noto l’approvazione dei 5 decreti attuativi degli articoli 5,6,7,8,9, della Legge Delega n. 86/2019, che ha conferito al Governo le deleghe necessarie per procedere alla Riforma dello Sport.
In attesa del provvedimento del Consiglio dei Ministri che dovrà disporre il differimento di ulteriori decreti, con l’obiettivo di innovare la disciplina degli agenti sportivi, della sicurezza degli impianti sportivi e degli sport invernali, semplificare la burocrazia e contrastare la violenza di genere, la riforma prevede già misure importanti per un sostanziale cambiamento.
La prima novità riguarda la parificazione tra il mondo del dilettantismo con quello del professionismo.
Nello specifico: anche per le organizzazioni dilettantistiche è prevista l’iscrizione degli sportivi dilettanti all’Inps; verrà costituito il fondo pensione dei lavoratori sportivi, a cui dovranno essere iscritti anche gli sportivi dilettanti; le ASD e SSD potranno acquisire personalità giuridica; tutti i lavoratori dello sport che percepiscono un corrispettivo, potranno essere inquadrati come lavoratori subordinati, collaboratori coordinati e continuativi e autonomi; è previsto anche l’apprendistato per favorire l’accesso all’attività sportiva dei giovani; l’abolizione del vincolo sportivo in ambito dilettantistico, già abolito in ambito professionistico con la nota sentenza Bosman del ’95.
Ma la novità più importante è sicuramente il riconoscimento della parità di genere nei diritti e nelle tutele tra lo sport femminile e lo sport maschile, in un’ottica de iure condendo di introduzione del professionismo anche nello sport femminile.
Un riconoscimento necessario, per garantire anche alle donne le tutele tipiche del lavoro: contributi previdenziali ai fini pensionistici, tutele assicurative, salario minimo per le giocatrici e la tutela per la maternità.
Un professionismo paritetico ad ogni livello.
Tuttavia, in Italia si fanno le cose benino ma non benissimo, così dichiara Katia Serra – responsabile per il calcio donne dell’Assocalciatori.
Infatti, un limite permane: è rimessa alle singole Federazioni la possibilità di fare questo passaggio oppure no.
Federazioni che potrebbero non attuarlo, per il raddoppio dei costi.
In buona sostanza, molto è stato ottenuto, ma qualcosa da fare ancora c’è!
Avv. Vincenzo Minnella
Dott. Gianmarco Urso