NewsPolitica

SINALP SICILIA ED ASU SICILIA RICEVUTI NUOVAMENTE DAL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO A ROMA PER LA CRISI FORTE’

Giovedì 25 marzo la delegazione del SINALP Sicilia composta dal Dr. Andrea Monteleone, dal Dirigente regionale Rosario Romeo e dall’RSA Filippo Nicolosi assieme alla delegazione dell’USI Sicilia composta dal Segretario Rosario Vizzini, dal Dirigente Usi Roma Serenetta Monti e dall’Rsa Giuseppe Mercurio, hanno incontrato i dirigenti del MISE Dr. Stefano D’Addona Capo della Segreteria Tecnica del Ministro, Dr. Roberto Sampiero Dirigente MISE della sezione Grandi Imprese in stato di insolvenza, e Dr. Federico Pennati della Segreteria del Ministro, oltre al Commissario del gruppo FORTE’ Prof. Simone Manfedi.

Il tema ultimo dell’incontro rimane sempre il salvataggio di una società commerciale siciliana che per passate vicende oggi rischia di scomparire.

La rete commerciale della GDO Gruppo FORTE’ sta morendo ed il Sinalp assieme all’Usi, in difesa e rappresentanza dei lavoratori di questo importante gruppo, stanno facendo di tutto affinchè venga salvata e rimessa nelle condizioni di poter operare nel settore della grande distribuzione salvaguardando i posti di lavoro.

Questa semplice dichiarazione di intenti, ha ormai da poco più di un anno trovato ostacoli di ogni genere, si è confrontata con dinamiche contrarie al salvataggio e si è scontrata con la volontà più o meno palese e voluta di lasciare morire Fortè come è successo a tante aziende del Sud, nella piena e totale indifferenza di tutti quei soggetti che invece possono e devono intervenire per salvare il diritto al lavoro di tantissimi padri e madri di famiglia.

Le delegazioni di Sinalp ed Usi anche in questo incontro hanno evidenziato la strategicità di questa importante azienda per la Sicilia.

Il Segretario Sinalp ha evidenziato che questa azienda era l’unico sbocco commerciale per tante aziende produttrici siciliane.

Oggi anche queste aziende sono in grande difficoltà visto che non riescono più a poter immettere nel mercato i loro prodotti.

Sommando i due fattori, questa crisi sta quindi distruggendo circa 1.350 posti di lavoro tra lavoratori diretti ed indotto.

Il Segretario dell’Usi ha anche evidenziato che la distruzione di questa azienda rischia di consegnare nuova manovalanza alla delinquenza presente nell’isola, aggranvando ancora di più la condizione sociale della nostra terra.

Fatte queste doverose premesse, e prendendo atto della gravità sociale oltre che occupazionale che questa crisi aziendale stà generando, il Ministero ha garantito di autorizzare la Meridi srl ad accedere ad un prestito ponte attraverso l’Art. 37 del nuovo Decreto Sostegni che è stato appena varato da questo Governo Nazionale, affinchè si possa ristrutturare l’azienda e finanziare un nuovo progetto industriale in grado di dare il necessario slancio all’azienda che rileverà il gruppo Fortè.

Per i Sindacati, pur accettando questa soluzione come l’unica praticabile ma certamente non la migliore, rimane sempre la preoccupazione che l’aspetto burocratico per l’accesso a questi crediti sia così farraginoso che alla fine non permetterà nella realtà il salvataggio dell’azienda.

Purtroppo sempre più spesso i buoni propositi di tutti si scontrano con una realtà burocratica ormai incontrollabile ed ingestibile.

La paura di commettere degli errori o semplici dimenticanze, nell’autorizzazione all’accesso al credito, porta i Dirigenti dello Stato a non “decidere” causando la morte di realtà sociali ed occupazionali che invece meritavano di essere salvate.

L’Italia, ed in particolar modo anche la Sicilia che sempre di più subisce l’imposizione di regole ed autorizzazioni del Governo Nazionale, ormai ha perso il contatto con la realtà e non si rende conto del danno che l’immobilismo burocratico causa al nostro tessuto imprenditoriale..

Forti di questa consapevolezza, Sinalp ed Usi continueranno a vigilare sull’esecuzione del progetto di salvataggio di Fortè affinchè ogni minimo spiraglio venga utilizzato ed approfondito per il diritto al lavoro di tanti siciliani che ancora vogliono credere nella giustizia sociale dell’Italia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *