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Odi et amo

Oggi è il giorno della memoria, un monito per non dimenticare ciò che è stato affinché  non si ripeta mai più. Abbiamo sensibilizzato tutti dai bambini dell’infanzia a quelli delle superiori, li abbiamo educati al rispetto e all’umanità verso gli altri. Ma ci siamo davvero riusciti? Ricordare per non dimenticare dovrebbe risuonare più spesso durante la vita di ciascuno e non solo il 27 gennaio di ogni anno, non è sufficiente. Non dimenticare i sommersi, e oggi più che mai è necessario, significa praticare il rispetto verso gli altri, mettendo da parte ogni forma d’odio e discriminazione, vuol dire denunciare e dare voce a chi non può. Quante famiglie vivono nell’indifferenza e nel silenzio, ai margini della socialità perchè spesso accudiscono in casa figli o mariti o mogli che versano in gravissime condizioni di salute, allettati il più delle volte, dimenticati da tutti, anche dallo stato. In quest’anno di pandemia chissà come vanno vissuto e con quante e quali difficoltà hanno affrontato le loro lunghissime giornate. Eppure non ne parla nessuno. Loro sono sommersi da tutto il resto, non fanno testo. O ancora, le vittime di violenza. Donne, ragazzine e ragazzini trucidati dalla follia omicida di un essere che si definisce umano ma che agisce come una bestia. Chi si ricorda di loro? Dopo i funerali, quando cala il silenzio mediatico su quelle famiglie disgraziate, si spengono le luci e nessuno ricorderà più le vittime innocenti. Quanto ipocrita è la nostra società. Nel silenzio e nell’indifferenza si consumano ogni giorno violenze efferate, qualcuno sa ma preferisce tacere…Poi, quando ci scappa il morto tutti bravi a giudicare, a parlare. Il 27 gennaio di ogni anno ci stringiamo intorno alla memoria dei deportati nei campi di concentramento, alle vittime dell’olocausto, guardiamo il “bambino con il pigiama a righe” insieme ai nostri figli e cerchiamo di spiegare loro che l’odio produce solo brutalità e crudeltà, che la guerra è devastazione. Ma quello che accade ogni giorno intorno a noi? Quando un bambino di 7 anni insulta un compagnetto di classe dicendogli “vai via da questa scuola, io ti disprezzo” senza un motivo, almeno all’apparenza, e l’offeso torna a casa umiliato, proprio il giorno della memoria e proprio dopo le attività di commemorazione, vuol dire che l’umanità verso il prossimo non si può predicare una volta all’anno ma bisogna seminarla ogni giorno. A questo serve ricordare. Praticare il rispetto verso l’altro partendo da casa nostra, superare ogni diversità e includere ognuno nel nostro cuore, è questo il nutrimento delle giovani coscienze così che da adulte possano conservare il ricordo delle azioni positive e proseguire sulla stessa scia. L’odio non si genera da solo, è la parte oscura che ognuno nasconde nell’antro più recondito di se, pronto a venire fuori se solo si abbassa un attimo la guardia. Scriveva Catullo odi et amo e non a caso. Ma l’educazione ricevuta, le esperienze vissute al servizio dell’altro insieme al labor limae che ognuno svolge con se stesso per tutta la vita, per migliorarsi,  consegnano al futuro un uomo retto e pio capace di tenere a bada i bassi istinti, in grado di anteporre la ragione alla follia. L’intento educativo dell’istituzione del giorno della memoria deve servire a questo altrimenti rischia di perdere  significato se diventa solo un evento celebrativo da inserire in calendario nella sequela delle ricorrenze da ricordare. 

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