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Chiara e Luana scrivono al presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci

ReportSicilia.com ha ricevuto, questa mattina, una mail contenente la lettera aperta, scritta da due professioniste siciliane che operano nel settore dei Beni Culturali e dell’Istruzione in Sicilia, in cui il governatore dell’Isola è invitato a condividere alcune riflessioni relative alla valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale della bella Trinacria. Di seguito, ne pubblichiamo il testo integrale, perché fare informazione, spesso, significa anche dare voce a chi potrebbe essere considerato fuori dal coro.

Buongiorno Sig. Presidente Musumeci

a scriverle siamo due grandi amiche, Chiara e Luana, una catanese proprio come lei e una siracusana.  Vorremmo rubarle qualche minuto di attenzione e chiederLe di condividere insieme a noi, i pensieri che abbiamo deciso di mettere su carta.

Ci siamo incontrate durante gli anni di specializzazione all’Insegnamento, all’Università di Catania, e insieme abbiamo affrontato la lotta che la nostra terra mette davanti a tutti i giovani professionisti: Restare e Contribuire a far crescere il nostro territorio, la Sicilia. Ci siamo riuscite. 

Sempre insieme abbiamo condiviso un percorso di crescita, duro e faticoso, che ci ha portate a comprendere il senso profondo del nostro compito. Oggi infatti, siamo due insegnanti di Storia dell’Arte, che raccontano con tutto l’amore, la professionalità e la dedizione, che hanno segnato il nostro percorso, la Bellezza. Tutti i giorni lottiamo perché i nostri ragazzi, quelli che incontriamo in aula, in oratorio e che domani saranno gli adulti che avranno fra le mani la gestione del nostro Paese, comprendano il senso della vita, del rispetto reciproco, del vero significato della Bellezza, che investe ogni aspetto della nostra esistenza. Ma oggi ci troviamo con bocche imbavagliate. Sentiamo di dovere ancor più sincerità al nostro impegno con i giovani siciliani perché ci sentiamo tradite e siamo convinte che non si possa insegnare nulla con la coscienza messa a tacere. Riteniamo di non poter continuare a custodire e imbastire sogni perché noi, per prime ci sentiamo farfalle dalle ali recise. La cultura siciliana è uno scrigno prezioso che non può essere profanato. La nostra terra è fatta di contraddizioni, terribili e amabili ma tutti noi siciliani, anche inconsapevolmente, siamo parte di un avorio prezioso, siamo pietra degli insediamenti archeologici, siamo mare pieno di tesori, siamo tasselli d’oro di un mosaico e siamo il volto enigmatico dell’ignoto marinaio di Antonello da Messina, fieri e orgogliosi. 

Pertanto, Signor Presidente, potrebbe spiegarci come un rappresentante di una fazione politica, la Lega s’intende, che non ha mai celato per più di un ventennio il disprezzo per i meridionali, possa dirigere un Assessorato nato per custodire il nostro orgoglio culturale? Non vogliamo fare politica e non ci interessano le logiche delle alleanze di partito. Possiamo comprendere ma avere la libertà di non condividere le scelte.

È compito di chi ha compreso le note del canto che si alza dalla nostra terra, diffondere la melodia e dar vita ad un coro.  Ma come sarebbe possibile prendersi cura della “consapevolezza” dei siciliani se chi ci rappresenta infonde rassegnazione e prostrazione al linguaggio dell’odio e della denigrazione? Dove è finito il sogno di una terra bellissima? Da custodire, da valorizzare, da amare. Sì, perché ogni singolo giorno delle nostre vite, con i ragazzi che incontriamo, facciamo questo. Insegniamo loro l’amore, ci proviamo con tutte noi stesse, a dare loro la speranza che possano credere in un futuro pieno di giustizia, di democrazia vera, di senso per le loro vite. Un futuro che dia loro l’opportunità di esprimere se stessi, la loro identità di popolo, i loro sogni senza dover scavalcare nessuno o accettare compromessi beceri e rassegnarsi al “tanto si è fatto sempre così”. Un futuro dove si resta nella propria terra. Dove non si abbandonano città come Naro, Mussomeli, gioielli come Casalvecchio Siculo, e neanche il più piccolo lembo di campagna profumata di verde e mandorli o di giallo e zagara. Un futuro in cui i nostri poeti possano cantare di nuovo ed essere ricordati con il rispetto che merita ogni cittadino di quest’isola straordinaria, una storia nuova in cui il mare che ci culla scriva sempre nuovi racconti di rinascita e di bellezza. E invece, caro Presidente, lei sa benissimo quanti dei nostri giovani sono migrati all’estero. Giovani passionali e appassionati, pieni di amore per lo studio, per le bellezze della Sicilia, pieni di creatività, di idee per contribuire a farla splendere, animati dal solo desiderio di valorizzare i nostri tesori perché possano raggiungere tutti, possano curare l’anima di chi viene, invece, da lontano e da ogni luogo a farci visita. Vede, Presidente, quando si sceglie di diventare insegnanti lo si fa perché principalmente si crede con forza che le nuove generazioni, a cui avrai l’onore e la responsabilità di tenere la mano, hanno bisogno di avere accanto nel cammino dei testimoni credenti e credibili. Hanno bisogno di qualcuno che li spinga ad avere amore per la verità, che gli dia gli strumenti per cercarla, che gli insegni, prima di date e stili architettonici, ad amarla. Che gli dia l’esempio. Sono finiti i tempi di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, verso cui avremo sempre una dolce-amara nostalgia legata al nostro essere popolo di dominazioni, perché oggi non “dobbiamo lasciare che tutto cambi perché tutto resti com’è”, perché oggi l’unica dominazione a cui accettiamo di rimanere asserviti è quella di vivere l’onestà dei desideri, del cambiamento vero che garantisca a chi ama la Sicilia, di vederla fiorire, senza dover andare a cercare fortuna altrove, preservandola dall’incuria di interessi altri che nulla o poco hanno a che vedere con questo amore. Non vogliamo consegnare i nostri ragazzi alla rassegnazione di non poter fare niente per cambiare ciò che non va bene e ciò che non ci fa stare bene. La democrazia non può più essere chiamata in causa per giustificare le logiche di partito: la democrazia è la libertà, la possibilità che ha ogni popolo, ogni cittadino di esprimersi, di prendere decisioni condivise per il bene comune. Per questo motivo, siamo certe che converrà con noi che la consegna di uno degli assessorati più importanti della nostra Regione ad un partito che negli anni non ha lesinato cattiverie gratuite verso il nostro popolo, che durante la pandemia non ha mostrato più volte rispetto per una nazione messa duramente alla prova, non può non indignare i siciliani. Senza la pretesa di esprimere alcun giudizio sui singoli, o su scelte di cui sappiamo ben poco e non abbiamo intenzione di chiamare illegittime, ci appelliamo alla necessità e al diritto democratico di dialogo di fronte a una decisione davvero tanto grande e importante come questa. Per valorizzare la nostra terra bisogna amarla, senza nessun altra logica, se non quelle della competenza, della professionalità, della conoscenza profonda dei beni e del popolo, della cura dell’identità di ciascuno di noi a cui va consegnata la memoria, l’arte, la cultura, la bellezza di cui siamo custodi e responsabili. E non è solo una questione di lauree e specializzazioni, è principalmente una questione di idee, di obiettivi, di mete. È questione di esercizio del potere a servizio degli altri e di ascolto di un popolo che chiede di essere rispettato. Sì Presidente, è davvero solo una questione di onestà e responsabilità.

La nostra lettera vorrebbe, oggi, lanciare il messaggio dell’ascolto. È stata pensata per chiedere un dialogo sostenuto dalla serietà e dal garbo istituzionale, sue note distintive in passato. Le chiediamo di non abbandonare i siciliani con cui lei deve progettare e costruire il futuro della Sicilia. Noi crediamo nelle Istituzioni che Lei rappresenta e in tutta sincerità crediamo che il vero valore di quella identità siciliana tanto nominata in questi giorni, sia proprio il dialogo e la contaminazione reciproca. Questa è richiesta di incontro, di impegno civile, di persone perbene che credono nella democrazia e perseguono il bene comune.

Con gentilezza

Chiara Allegra e Luana Aliano

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