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AUGUSTA, PERCHE’ SAN DOMENICO E’ FESTEGGIATO il 24 MAGGIO ANZICHE’ l’8 AGOSTO

di Giorgio Càsole

AUGUSTA. La Chiesa di San Domenico, patrono della città federiciana, è strettamente legata al convento dei padri domenicani, di cui la chiesa era una pertinenza. Secondo un’antica tradizione,  il fondatore dell’ordine dei frati predicatori, lo spagnolo Domenico di Guzman, avrebbe affidato al confratello Reginaldo d’Orleans il compito di fondare un convento in Sicilia, laddove  fosse fiorito, il mattino successivo alla messa a dimora, un bastone, donatogli dallo stesso Domenico. La leggenda riferisce che, in sèguito a un terribile fortunale, padre Reginaldo fu costretto a sbarcare sulla costa, che oggi è chiamata Terravecchia, e, resosi conto della bellezza dell’isola, caratterizzata dalla  lussureggiante presenza di palme, decise di fondare il primo convento domenicano della Sicilia. Non abbiamo documentazione riguardo alla fondazione del convento, che dovrebbe essere coeva alla fondazione di Augusta, quell’isola delle palme che  fu così denominata in onore del fondatore, Federico II di Svevia, appellato Augustus, come i Cesari dell’antica Roma, perché imperatore del Sacro Romano Impero. I primi a popolare l’isola furono gli abitanti di due Comuni che si erano opposti a Federico II: erano i riottosi cittadini di Centuripe (oggi in provincia di Enna) e di Montalbano Elicona (oggi facente capo alla città metropolitana di Messina). Costoro  furono deportati, nel 1232, dopo l’espugnazione delle loro roccaforti da parte dello Svevo, che già, lui vivo, fu chiamato, fra l’altro, Stupor mundi. Convento e chiesa hanno subìto notevoli danni, nel corso dei secoli, per varie  ragioni: l’invasione dei  Turchi nel 1551 ne provocò la quasi completa distruzione, i terremoti del 1693 e del 1848 hanno causato danni suscettibili di modifiche, a volte profonde, come quella dopo il terremoto del 1848, attestata da un prospetto della chiesa in stile neoclassico. Secondo la tradizione popolare, gli augustani, nel maggio del 1594,  per sfuggire a un’altra terribile invasione ottomana, invocarono la protezione di San Domenico, che il 24 maggio di quell’anno, sarebbe apparso nel cielo di Augusta su un cavallo bianco, con la spada sguainata per mettere   in fuga gli assalitori della cittadina a lui dedicata. Un’immagine quanto mai lontana dalla realtà, giacché il frate spagnolo, fondatore dell’ordine dei predicatori, che da lui prendono il nome, divenne popolare perché convertiva con il rosario, non certo incutendo timore con la spada. Per la fuga dei turchi, attribuita alla tremenda apparizione di San Domenico,  in Augusta il Santo patrono   è festeggiato solennemente  il 24  maggio, anziché l’8 agosto, secondo il calendario liturgico. Il 24 maggio il simulacro del santo è portato in processione per le vie maggiori del centro storico, seguito dalla banda cittadina e da un discreto numero di fedeli. Al termine della processione, chiude i festeggiamenti un concerto di musica leggera  in Piazza Castello, così chiamata perché alla spalle di essa sorge l’antico maniero federiciano, simbolo di Augusta quale sede di piazzaforte militare, oggi comunemente denominato castello svevo, coevo degli svevi Castel Maniace a  Siracusa e Castello Ursino a Catania. Maggiore solennità è riservata il 23 maggio,  vigilia della gran festa patronale, alla processione di una reliquia del santo, il cosiddetto braccio di San Domenico. La solennità maggiore scaturisce dal fatto che “il braccio” è preceduto processionalmente da tutti i sacerdoti e  dalle varie confraternite e associazioni religiose ed è seguito dal sindaco, con la fascia a tracolla e dai rappresentanti istituzionali del Comune e delle forze armate presenti in città, mentre due carabinieri in alta uniforme fanno ala al “braccio”. Il 23 e il 24 maggio bancarelle di ogni tipo occupano ad abundantiam i  viali della villa comunale, intitolata a una gloria cittadina, a quell’Orso Mario Corbino, che fu fisico di pregio, direttore della famosa scuola in Via Panisperna a Roma, frequentata in primis da Enrico Fermi,  premio Nobel per la Fisica nel 1938, da Edoardo Amaldi, Franco Rasetti,Emilio Segrè e anche da  Ettore Majorana, quell’Ettore Majorana, scomparso misteriosamente il 27 marzo del 1938, tanto misteriosamente che ne è scaturito il “caso Majorana”, di grande interesse anche oggi. La festa patronale, come accade anche in altre località, richiama frotte di cittadini provenienti dai comuni viciniori. In passato, fino a una quarantina d’anni fa, la maggiore occasione di richiamo era suscitata dalla “cursa de’ cavaddi, che si svolgeva il 23 e il 24 maggio per rievocare la leggenda del santo a cavallo che mette in fuga i turchi. Su limitare di Piazza Risorgimento, da quella che un tempo era la porta di Terravecchia, due cavalli, spronati dai loro fantini, partivano, per correre fino alla villa comunale, sulla lunga  “strata mastra”, pavimentata a basolato lavico, intitolata a quel principe Umberto di Savoia, che, divenuto re, fu ucciso da Gaetano Bresci, il 29 luglio 1900 a Monza. La strata mastra era transennata e una gran folla si assiepava al di là delle transenne, facendo il tifo per l’uno o l’altro dei concorrenti, quasi alla stregua del tifo che elettrizza i senesi ogni anno, in occasione del celebre palio di Siena, ove corrono più cavalli, in rappresentanza dei  rioni della città toscana. Tradizionalmente, la festa patronale si è svolta nei due citati giorni del 23 e 24 maggio, con un’appendice marginale l’8 agosto, giorno in cui la Chiesa cattolica celebra liturgicamente il santo di Guzman. Nel maggio 2024 i festeggiamenti in onore di san Domenico sono stati dilatati fino al punto da occupare un’intera settimana.

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