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Melilli (SR), si conclude la vicenda Acquapark

Il TAR di Catania dà ragione al Comune di Melilli sulla vicenda Acquapark. Un episodio che ha suscitato non poche polemiche, attirando l’attenzione del mondo politico, e non, che ha portato a varie critiche sull’operato dell’amministrazione comunale e dell’ufficio preposto. 

Il Comune di Melilli non aveva accolto la richiesta di autorizzazione avanzata dalla Acquapark relativa ai lavori di costruzione di una piscina ricreativa a sfondo piratesco”, sita in contrada Spalla a Melilli. I pareri positivi del Genio Civile, della Soprintendenza e dei Vigili del Fuoco non hanno influenzato la decisione dell’Ufficio Territorio-Urbanistica-Ambiente del Comune di Melilli che aveva negato l’autorizzazione adducendo valide motivazioni, tra cui il l contrasto con quanto previsto dall’art.22 delle vigenti Norme Tecniche Attuative del Comune di Melilli, che, sintetizzando, consente unicamente “la edificazione per uso residenziale” e non per la realizzazione di impianti per attività ricreativa aperti alla fruizione generale.

Un’impossibilità a costruire dettata, quindi, da un mutamento degli strumenti urbanistici, oggi in vigore, che non consentono di realizzare quello che ieri era possibile con la vecchia concessione edilizia.

Il 13 luglio il Tar di Catania ha rigettato il ricorso presentato dalla società Acquapark srl avverso il Comune di Melilli ritenendo validi i motivi del diniego ed ha condannato, quindi, la società al risarcimento delle spese legali pari a 2500 euro più accessori.

Il sindaco Giuseppe Carta, da sempre ottimista riguardo la competenza e precisione dell’ufficio urbanistica, dichiara: “Questa sentenza sottolinea come la via della legalità, che con fatica abbiamo scelto di intraprendere con azioni talvolta impopolari, presta il fianco a chi non è abituato ad operare secondo legge e giustizia.

La reazione del Sindaco di Melilli sul dispositivo che chiude la vicenda è, quindi, di piena soddisfazione soprattutto “a seguito delle tante menzogne ed illazioni cavalcate dal mondo politico esterno, senza avere contezza dei fatti e per partito preso. Una sentenza che oggi ridà dignità alla mia amministrazione, ai funzionari dell’Ente, e a tutti coloro che sono stati coinvolti in quello che, possiamo definire, un tartassamento mediatico, un’azione denigratoria figlia di un’analisi superficiale da parte di tutti coloro che, a prescindere, vedevano malafede da parte dell’Ente che amministro”.

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