Il lavoro rende liberi
Il lavoro rende liberi e, una volta assunti nella pubblica amministrazione, può rendere esenti dall’impegno quotidiano retribuito e liberi di cercare tutte le guarentigie sindacali. Il lavoratore pubblico, nella maggior parte dei casi, conosce a memoria il contratto di lavoro da cui cavare i benefici di legge per permessi, assenze giustificate, congedi straordinari. Se non sa, verrà erudito da qualche sindacalista in cambio della tessera sindacale. Non importa che il sindacalista abbia numerose tessere, perché vale la rappresentanza a livello nazionale della sigla. Meglio ancora se poi qualche commissione medica ha riconosciuto al dipendente pubblico i benefici della 104. Allora, il lavoratore gode di ulteriori permessi e agevolazioni. Neanche di stanza il dirigente può spostarlo, perché il rappresentante sindacale di turno è pronto ad intervenire per la tutela della salute del protetto. Lo spostamento di stanza può procurare stress. Non lavora come dovrebbe e non snellisce il carico di lavoro assegnato? C’è sempre un sindacalista pronto a favore del pubblico impiegato che interviene per protestare con il dirigente per il richiamo non dovuto, contestando una presunta vessazione al povero dipendente. Peggio che mai durante l’emergenza pandemica. Il Lavoratore pubblico non può stare in ufficio ma deve lavorare a casa, secondo il sindacalista, in smart working, perché in ufficio può infettarsi e il dirigente non può chiedere al pubblico dipendente che relazioni su come ha trascorso le 6.30 di lavoro a casa perché presuppone un abuso da parte della dirigenza e un comportamento antisindacale. Inoltre, i locali devono essere sempre puliti e disinfettati meglio di quelli dove abita, arieggiati e riscaldati d’inverno, mentre d’estate raffreddati. Un colpo di freddo o, peggio ancora, di caldo potrebbe essere fatale allo sventurato dipendente. Questo accade quasi quotidianamente nel pubblico impiego. Gli stipendi non sono quello che si crede, è vero, e neanche sono in linea con quelli europei. Ma sono sicuri ogni mese e, di questo, si dovrebbe ringraziare ogni giorno Dio, Allah, Visna, Geova e chiunque sia il Grande Architetto dell’Universo. Nel settore privato, invece, il comportamento del sindacalista può cambiare. Succede, sempre più spesso, che taluni datori di lavoro, certune aziende, si rivolgano a taluni sindacalisti, sciarriati con il lavoro, per richiedere il loro intervento al fine di prevenire eventuali rivendicazioni salariali di propri lavoratori. Il sindacalista, allora, si accorda e convince il lavoratore, che dovrebbe tutelare, a sottoscrivere una conciliazione da redigere in sede sindacale, pagata ma senza ricevuta, ad accettare, cioè, in cambio di poche decine di euro, la cancellazione della rivendicazione delle eccedenze orarie mensili svolte, delle ore di straordinario effettuate, di festivi in cui ha lavorato, financo del trattamento di fine rapporto. Sono due facce del mondo del lavoro. Se il lavoro rende liberi, può servire a taluni per farsi li cazzi sua, però.